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Diversamente ROM (2015-2016)

Da molto tempo viaggio per Roma alla ricerca di culture diverse dalla mia; vado tra la gente Rom della Romania del campo nomadi di via Candoni, un'altra volta visiterò la gente di Bosnia.

Due realtà così diverse che vanno vissute separatamente come se fossero, a centinaia di chilometri l'una dall'altra... anche se qui sono in realtà pericolosamente mischiate.

Entro nel campo, raggiungo la parte Rumena, mi fermo a parlare con le persone e a giocare con i bambini. Con qualcuno mi faccio un selfie, entro nelle loro roulotte e nei container, comunque nelle loro case per scoprire che quasi sempre quello che annuso è il profumo del bucato, un po' come a casa mia, scoprendomi stupito  di essere invece in un campo Rom simbolo, nei luoghi comuni, del degrado, della diffidenza, dell'aggressività.

E ancora: uomini e donne che lavorano, bambini che studiano e soltanto dopo possono giocare, stanze nei container che potrebbero appartenere ad un normalissimo condominio. Qui anche l'asfalto è pulito...

Bevo un caffè, mi offrono una fetta di dolce, un giro del campo con la macchina invasa di bambini che ridono e fanno un chiasso mai visto.

Alla fine di questa giornata mi sento confuso: dopo una vita di preconcetti capisco che anche in questo caso fare di tutta l'erba un fascio è sbagliato: persone, non zingari.

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